Lo sbiancamento dentale è una procedura odontoiatrica che permette modificare il colore dei denti: questo avviene tramite una modifica del “valore” (una delle tre componenti fondamentali del colore, le altre risultano essere rappresentate da tinta e croma) facendo si che l’occhio umano possa percepirli più bianchi. A questo primo tipo di sbiancamento, cosiddetto “cosmetico”, si affiancano altri tipi di sbiancamenti utili per risolvere discromie dentali, anche severe, dovute a patologie sistemiche (per esempio la fluorosi, disordini ematici, etc) oppure agli esiti di terapie con alcuni tipi di antibiotici (ad esempio, le tetracicline).
Nel caso clinico riportato dunque, non si tratta di uno sbiancamento cosmetico bensì riguarda un dente che aveva subito una discolorazione a causa di un trauma subito dal paziente in passato.
Lo sbiancamento funziona grazie alla liberazione di ossigeno da parte del perossido di idrogeno o di carbammide nel momento in cui viene posto a contatto con i denti. Queste molecole di ossigeno vanno a disgregare le molecole interprismatiche responsabili della discromia.
Dr.ssa Francesca Cerutti